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Era il 17 maggio del 2021 quando M.G si è sottoposta a una conizzazione dell’utero in day hospital che, dopo una settimana, le è costato la vita. Oggi il ginecologo che l’ha seguita quel giorno rischia di finire a processo per omicidio colposo.

Un altro episodio di malasanità. Una tragedia che risale al 24 maggio del 2021. M.G avrebbe dovuto convolare a nozze meno di un mese dopo, il 14 giugno di quello stesso anno. Inizialmente, subito dopo l’intervento, il medico avrebbe giudicato che i dolori che lamentava la ragazza derivassero da problemi gastrici dovuti a un virus intestinale. Così, riferiscono i familiari, le sarebbe stata consigliata una cura a base di fermenti lattici. Ma in realtà, stando a quanto sostiene la procura, i dolori sarebbero stati dovuti alla perforazione dell’utero.

Una diagnosi sbagliata, secondo l’accusa

La giovane donna, nata a Salerno, si reca a Roma per farsi operare in un intervento previsto per il 17 maggio del 2021. Al risveglio lamenta di sentire dolori allo stomaco. Il medico secondo l’accusa formula una diagnosi erronea, senza valutare la possibilità di una perforazione dell’utero come causa delle complicazioni.

L’autopsia però ha restituito una realtà differente: la giovane aveva subito una lesione uterina e presumibilmente anche dell’intestino durante l’intervento. Dopo tre giorni di fortissimi dolori e di febbre molto alta, il quadro clinico è peggiorato. I medici hanno disposto il trasferimento d’urgenza all’ospedale San Pietro di Roma, dove a M.G è stato diagnosticato “un ‘addome acuto per sospetta lesione uterina”, appunto, con conseguente choc settico e peritonite. I dottori l’hanno immediatamente sottoposta a intervento chirurgico, ma ormai l’infezione risultava troppo diffusa. Maria Grazia viene nuovamente trasferita al Policlinico Gemelli, ma ormai la situazione è irrimediabilmente compromessa. La giovane entra in coma. Il decesso arriverà, venti giorni prima del matrimonio, il 24 maggio.

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